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Immagine del redattoreSCU comunicazione

Una storia contemporanea

Intervento record al Bambino Gesù di Roma, due gemelline siamesi unite dalla testa divise

con successo. È il primo caso in Italia.


Per la pillola riflessiva vorrei parlare con voi di questa bellissima storia contemporanea.

Vorrei soffermarmi su questa grande operazione di divisione di due gemelline siamesi, unite

dalla testa per far conoscere e far riflettere su quanto sia importante sostenere la ricerca

scientifica che viene svolta e portata avanti, dai ricercatori ogni giorno all’interno di questo

ospedale. Si tratta di un intervento davvero impegnativo che ha tenuto l’equipe medica di

30 persone impegnata 18 ore.

Tutto è partito nel luglio del 2018 quando la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc, in

missione in Centrafrica a Bangui, ha incontrato le due gemelline siamesi appena nate,

decidendo di portale a Roma nel settembre 2018, per dargli maggiori possibilità di sopravvivenza. Le due avevano una conformazione molto rara tra i gemelli, la craniopagi

totale, ossia l’unione al livello cranico e cerebrale. Un evento talmente raro che conta solo 1

su 2,5 milioni di nati vivi e 5 casi ogni 100.000 gemelli, soprattutto femmine. “Negli ultimi 20

anni, in Europa, si ha notizia di due soli casi di craniopagi totali separati con successo: si

tratta di due coppie di gemelli uniti per la sommità della testa (verticali) operati in più step a

Londra. Nessun caso descritto in letteratura, invece, con le caratteristiche delle gemelline di

Bangui, ovvero craniopaghe totali unite per la nuca (posteriori)”, ha evidenziato l’ospedale

pediatrico. Ervina e Prefina, le due gemelline, nonostante i quasi due anni di vita passati

insieme, hanno sempre mostrato personalità diverse. Anche per questo, per farle conoscere

e riconoscere, già prima dell’intervento è stato usato un sistema di specchi.

Per separarle è stato costituito un apposito gruppo multidisciplinare, che ha studiato e pianificato ogni dettaglio con gli strumenti più avanzati nella diagnostica per immagini, ricostruendo in 3D la scatola cranica delle bambine. L’unione dei vasi sanguigni cerebrali, condivisi in più punti, è stato ciò che ha reso unico questo intervento.

Il rischio di emorragie o di ischemie era alto, per questo motivo i medici hanno deciso di procedere per 3 fasi, per ricostruire due sistemi venosi indipendenti, in grado di contenere il carico di sangue che va dal cervello al cuore. Il primo intervento è stato eseguito a maggio 2019, il secondo a giugno 2019 e il terzo a giugno 2020 con la separazione definitiva, avvenuta con successo. I medici dichiarano: “Abbiamo gestito una situazione rara nel contesto di una malformazione già di per sé molto rara – ha spiegato Carlo Marras, responsabile dell’unità di Neurochirurgia – La peculiarità qui era data dal punto di contatto nel cranio, che coinvolgeva importanti strutture venose. Ma nel nostro ospedale c’è una scuola di chirurgia sui gemelli siamesi e questo intervento è l’evoluzione di altri casi trattati”. Dopo il percorso di neuroriabilitazione, fatto prima degli interventi, Ervina e Prefina per alcuni mesi dovranno indossare un casco protettivo e continuare la riabilitazione prima di poter iniziare la loro nuova vita.

L’intervento risale al 5 giugno ma solo oggi è stato reso noto: a poco più di un mese, infatti, le due piccole stanno bene e i controlli post-operatori indicano che il cervello delle gemelle è integro e il sistema ricreato funziona. Attualmente sono ancora ricoverate nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale: le ferite infatti impiegheranno del tempo a rimarginarsi e il rischio di infezione è ancora presente, ma intanto hanno potuto festeggiare il loro secondo compleanno, il 29 giugno, guardandosi finalmente negli occhi. La mamma ha lasciato queste bellissime parole alla stampa: “Non sono mai andata a scuola ma spero che le mie bambine studino Medicina e curino altri bambini”.


Questo intervento molto impegnativo ci fa riflettere su quanto la ricerca medica portata

avanti da ricercatori e medici debba essere sostenuta. È grazie al loro lavoro, alla ricerca di cure per determinate malattie, alla loro dedizione ed all’amore che impiegano, che determinati interventi possono essere svolti con successo. Permettono e danno l'opportunità di una vita migliore a persone affette da malattie gravi o genetiche.


Ilaria Turco



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