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Un nuovo volto per il Servizio Civile

Aggiornamento: 26 mag 2020

Autori: Alfredo Campagna e Carmen Marotta

Ci sono momenti, in questa pandemia, in cui tutto sembra vuoto, privo di scopo.

Chiusi a chiave nelle nostre abitazioni, una nebbia di torpore sembra essere il

riflesso spento delle strade vuote, delle siepi cresciute troppo, delle mascherine

appese all'uscio della porta. Cerchiamo di parlare coi nostri amici usando la

Rete, di rafforzare e curare i legami che abbiamo, di proseguire il lavoro da

casa, ma rimane il senso insopprimibile che dovremmo poter fare di più,

dovremmo avere lo spazio e la libertà di proseguire con gli altri la nostra vita, di

unirci ai loro sforzi, di condividere obiettivi e desideri. Non è chiaro quando

potremo di nuovo avere la tranquillità di uscire e abbracciare i nostri cari senza

paura. Tuttavia, lentamente, l' oscurità di questo primo mese di quarantena

sembra diradarsi, lasciando intravedere, lontano, un ritorno alla normalità.

Dopo un mese di fermo, infatti, si riparte. Ragazzi da tutta Italia riprendono il

Servizio Civile, in larga parte da remoto. In Sardegna, le sedi Vides svolgono la

formazione generale, che fornirà ai giovani operatori informazioni su un ampio

raggio di argomenti. Tra questi, particolare attenzione è rivolta alle origini del

Servizio, nato dalle lotte appassionate dei primi obiettori di coscienza che

seppero trasformare il disprezzo per ogni forma di violenza in un movimento

trasversale e pervasivo. Conoscere questi trascorsi aiuta a capire il senso, la

missione e l'importanza di un servizio che si fonda sul coraggio e sulla gratuità,

la capacità realizzante di donare sé stessi. Allo stesso modo, le capacità

comunicative innate dei ragazzi vengono stimolate da lezioni su ascolto,

gestione dei conflitti e il lavoro di squadra, nodi di competenza fondamentali per

chi vuole dedicarsi della cura dei più piccoli, o dei più deboli. Forti di queste

conoscenze, gli operatori, si spera al più presto, potranno far fronte alle

piacevoli sfide che comporta l' essere Operatori di Pace.

Anche nel centro Italia i volontari Vides sono nuovamente in moto: dopo lo stop

provvisorio imposto dal dilagare del Coronavirus, gli operatori si sono

tenacemente riorganizzati, optando per una rimodulazione degli originari

progetti di servizio civile con il preciso proposito di non cedere alcun terreno al

senso d’impotenza.

Le energie dei volontari si stanno così traducendo in azioni quanto mai

variegate, improntate alla flessibilità che la situazione presente esige, ma pur

sempre innervate dall’ispirazione, propria del servizio civile, a influire

positivamente sull’attualità a favore del bene comune.

Alcuni operatori hanno così intrapreso proficui gemellaggi con altre associazioni

attive sul territorio per fronteggiare l’emergenza sanitaria e sociale che ci si

dipana davanti: si collabora con la Croce Rossa, con la Caritas, con i vari enti e

le parrocchie, garantendo una presenza costante e concreta nei quartieri. Altri

volontari, anche da remoto e senza clamore, contribuiscono a fornire un

consistente supporto alle pieghe del tessuto sociale che più risentono dei tanti

servizi pubblici che in questo tempo sospeso vengono irrimediabilmente a

mancare: si coadiuva la didattica a distanza, ci si ingegna per garantire momenti

ricreativi ai più piccoli e agli anziani, si creano sportelli informativi per chi

necessita di aiuto pratico o, talora, anche solo di una voce di conforto per

combattere la solitudine, il pessimismo e la rassegnazione.

Infine, ci siamo noi, un piccolo manipolo di volontari che ha scelto di dedicare

parte del proprio tempo a far rete per raccontarvi cosa sta accadendo:

raccontare le esperienze dei giovani volontari nelle varie realtà, non con intento

autocelebrativo, ma con la ferma convinzione che il potere della parola e della

testimonianza possano riaffermare il vivo impegno degli operatori SCU dinanzi

alla società e, perché no, regalare un’ispirazione ai volontari di domani.

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