La mia esperienza di volontariato parrocchiale è cominciata il 17 aprile presso la parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, dopo che è stato dichiarato lo stato di emergenza e tutti i progetti del Servizio Civile hanno subito una rimodulazione. Mi rendo conto che questa nuova esperienza è cominciata in un periodo già molto complicato, dove ora più che mai è necessaria la partecipazione di ognuno di noi per aiutare. Ero da tempo intenzionata a iniziare un volontariato di questo genere nelle parrocchie, nelle associazioni di volontariato, con il comune o addirittura come volontaria della Croce Rossa; grazie a questa sfortunata condizione in cui ci siamo trovati negli ultimi mesi, ho cominciato qualcosa che probabilmente proseguirò anche una volta finito il Servizio Civile.
In parrocchia cerchiamo di fornire assistenza, come meglio possiamo, alle persone che si presentano in cerca di aiuto. Principalmente ci occupiamo della distribuzione dei viveri alle famiglie che non riescono a provvedere alla spesa ma anche a persone senza fissa dimora (s.f.d) che vivono nei dintorni della chiesa. Alle persone che si presentano in parrocchia non si offre solo del cibo ma anche un momento per fare due chiacchiere, per cercare di capire di cosa necessitano, oltre ai viveri.
Molte persone vengono in parrocchia alla ricerca di un lavoro ma, a causa di questa emergenza, diventa davvero impossibile trovare lavoro a tutti coloro che lo richiedono, in quanto molte occupazioni (badante, babysitter, pulizie ecc.) in questo periodo sono bloccate. Ma dopotutto era un rischio calcolato, la gente ha paura anche adesso che la situazione va scemando.
I progetti che sono stati ideati nella parrocchia sono numerosi, anche se alcuni sono
momentaneamente fermi:
- La Caritas parrocchiale, ovvero la distribuzione dei viveri fatta regolarmente quattro volte
a settimana per circa tre ore al giorno. In questo progetto sono impegnati diversi volontari
(non tutti del Servizio Civile) che aiutano come meglio possono, fornendo beni alimentari
principali ma anche qualche sfiziosità che di solito regaliamo ai bambini;
- Il centro di ascolto, aperto due volte a settimana per due ore, dove si parla con le persone
che vengono in parrocchia per trovare lavoro o per cercare assistenza, essendo
impossibilitati a fare da soli determinate attività. Questo progetto, ultimamente, è molto
ridotto poiché non molta gente si presenta in chiesa e non molta gente vuole far entrare
gente estranea in casa;
- Quartieri Solidali (il progetto è attualmente bloccato), con il quale ci si occupa di prestare
assistenza domiciliare alle persone, soprattutto persone anziane, per circa due ore al giorno,
aiutandole nelle attività quotidiane.
I molteplici progetti vengono effettuati in maniera organizzata e in modo tale da aiutare chiunque ne abbia bisogno. Da quando sono in questo ambiente ho la fortuna di vedere cosa voglia dire aiutare e riesco a percepire tangibilmente che cosa sia il volontariato; ho capito quanto anche una parola di conforto o un consiglio o anche un sorriso possano aiutare e rendere felici le persone.
Chi si presenta in chiesa per la maggior parte delle volte è in cerca di un impiego o di qualcosa da mangiare, ma nella mia breve esperienza come volontaria ho anche conosciuto delle persone che sono venute da noi solo per chiedere un consiglio, quasi avessero solo bisogno di qualcuno che gli facesse vedere la strada più facile da percorrere e questo è uno degli aspetti che più mi ha colpito. I volontari che lavorano con me prendono con serietà il lavoro che stanno svolgendo in parrocchia e ogni giorno lo affrontano con un sorriso o con una battuta che, molto spesso, rallegra la giornata. È un’esperienza che tutti dovrebbero provare; il volontariato non aiuta solo le persone bisognose ma rende più consapevoli anche chi si offre agli altri.
Ramona Sacco
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