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La casa in collina di Cesare Pavese

La casa in collina è un romanzo di Cesare Pavese, pubblicato nel 1949 insieme a "Il carcere" nel volume "Prima che il gallo canti". Il romanzo, ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale, tratta le vicende di Corrado, un professore torinese e protagonista che, cercando di fuggire dai bombardamenti che imperversano in città (Torino), si rifugia nella tranquillità della campagna insieme al suo cane Belbo. Le sue giornate trascorse finora in completa calma, ma non prive di avvenimenti inaspettati e drammi, sono rovinate dall’incursione improvvisa dei tedeschi che, dopo l' armistizio dell' 8 settembre del 1943, distruggono la serenità della vita di campagna con rastrellamenti e deportazioni.

Ecco quali sono, secondo me, i 5 motivi per leggere La casa in collina:


- La storia di Corrado: nel romanzo conosciamo la sua storia tra la ricerca di solitudine e la disperata voglia di lasciarsi alle spalle l' immagine della sua città dilaniata. La sua visione rispecchia perfettamente quello che era lo spirito di impotenza verso la guerra, che accomunava ogni persona civile a quel tempo, e la ricerca di serenità che tutti cercavano disperatamente di ottenere distaccandosi dalle immagini brutali, che il conflitto aveva impresso nelle loro menti e nei loro cuori. Concetti cui non siamo abituati a pensare, non essendo stati testimoni diretti del terribile conflitto armato.


- Le scelte tematiche: i temi utilizzati da Pavese nel romanzo sono intrisi di elementi autobiografici, come la solitudine e la presa di posizione che gli eventi richiederebbero. Il protagonista sembra, infatti, costantemente in bilico tra decisioni contrastanti; se da una parte vorrebbe unirsi alla lotta partigiana, dall’altra, a livello personale, è tormentato da dubbi e incertezze, stessi tormenti che Pavese percepisce in sé stesso, non avendo potuto partecipare alla guerra partigiana ed essendo stato costretto a nascondersi.


- Resistenza: nel romanzo la lotta partigiana è la coprotagonista di Corrado . Essa è sempre presente, dalla prima all’ultima parola del testo, di rimando quasi a un’ombra cui è impossibile non prestare attenzione. Leggendo le pagine di questo libro si percepisce quella che era la meta comune che ogni membro della resistenza si era prefissato di ottenere lottando sui monti piemontesi: la fine della dittatura nazifascista. Nonostante il romanzo punti a far conoscere una storia con personaggi ben articolati, Pavese ci regala quella che è una lettura intensa di ciò che la lotta partigiana è stata e che dovremmo conoscere attraverso le parole velate di un sostenitore della resistenza.


- La scrittura: La casa in collina è scritta da Pavese in prosa. Man mano che si prosegue con la lettura, il romanzo acquista uno stile più maturo, che dà al lettore la sensazione che il racconto abbia un’intonazione. Si percepiscono le sensazioni che l'autore ha trasmesso ai suoi personaggi: solitudine, rabbia, disperazione, incredulità, impotenza e, infine, una profonda crisi esistenziale.


-Cesare Pavese: leggere questo romanzo, o una delle sue numerose opere, permette alle persone della nostra generazione la possibilità di scoprire, o riscoprire, un autore complesso e tormentato come Cesare Pavese. La sua vita è stata un susseguirsi di alti e bassi; se la sua attività di autore procede tra molteplici successi, la sua vita privata è costituita da numerosi fallimenti. Questi fallimenti lo porteranno a una profonda depressione, che trova il suo culmine nel suicidio e alla sua prematura dipartita. Un autore come pochi, Pavese rispecchia la sua vita privata nella vita dei personaggi delle sue opere, rendendo la lettura più intensa e coinvolgente.


In conclusione La casa in collina è un romanzo prezioso che non dovrebbe essere lasciato in disparte perché, nonostante molte persone possano rilevare pesante lo stile di scrittura di Pavese, personalmente leggere testi che rispecchiano la vita di una persona esistente, per quanto possano essere pesanti da assimilare, rendono il tutto un susseguirsi di pensieri personali che aprono la possibilità di perdersi in esami di coscienza, gli stessi di Pavese.


Ramona Sacco

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