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Immagine del redattoreSCU comunicazione

L'attimo fuggente - Peter Weir (1989)

Negli ultimi mesi, a causa dell’emergenza Covid, il dibattito sulla scuola ha acquistato

particolare vigore. Si parla dell’inizio del nuovo anno scolastico tra didattica in presenza e

didattica a distanza, ma di certo il ruolo della scuola e di chi la fa è insostituibile.

È per questo che consiglio la visione di un film come “L'Attimo fuggente” che, se pur

datato 1989, non ha mai perso la sua efficacia sia dal punto di vista del contenuto che del

messaggio e che rappresenta uno dei classici della cinematografia e quindi è imperdibile.


John Keating (Robin Williams), insegnante di letteratura inglese, viene trasferito nel collegio

maschile di Welton, nel Vermont. Siamo nel 1959 in America, paese democratico per eccellenza, ma pieno di contraddizioni.

Qui Keating cerca di rompere con il tradizionalismo di una scuola “un po' fuori dal tempo” per instaurare un nuovo rapporto con i suoi allievi, che li abitui a vedere le cose da un’altra

prospettiva e che soprattutto gli insegni ad affrontare la vita.


La frase culto del film è “Carpe Diem”, massima oraziana che ha il corrispettivo nei versi del

poeta inglese Robert Herrick:

“Cogli la rosa quando è il momento

che il tempo lo sai vola

e lo stesso fiore che sboccia oggi

domani appassirà”.


È questo che Keating vuole infondere nei suoi alunni; proprio lui che di Welton era stato un

allievo e che all’epoca aveva fondato insieme ai suoi compagni “la setta dei poeti estinti”

(titolo originale del film).

I ragazzi, affascinati dall’insolito personaggio, ne ricalcano le orme e compongono versi,

ritrovandosi a recitarli di notte in una grotta indiana abbandonata nei pressi del college.

In questo modo Neil Perry (Robert Sean Leonard) capisce che il suo vero amore è il teatro,

ma l’incapacità di affrontare il padre avrà risvolti esiziali.

Il timido Knox conquisterà l’irraggiungibile Chris e Todd (un giovanissimo Ethan Hawke) farà i primi passi per liberarsi dal pesante condizionamento dei genitori e ritrovare se stesso.

Il coraggioso Charlie Dalton (Gale Hansen) ribattezzatosi “Nuwanda” crederà fermamente in

Keating, ma si farà cacciare da Welton.


Tutti questi personaggi rappresentano le tessere di un mosaico che ruota attorno alla figura

centrale di Keating, alla sua originalità, ma soprattutto alla sua genuinità. Tutte le scene sono memorabili e la ricostruzione di un’America fine anni Cinquanta è pregevole, così come la scelta della St. Andrew’s School di Middletown, Delavare per l’ambientazione del college di Welton.

Lo stesso dicasi per gli esterni delle scene, in cui prevale la natura paesaggistica con una

scala cromatica di verdi, marroni e arancio.


La scena finale del film rappresenta qualcosa che è impossibile cancellare dai ricordi di chi

l’ha visto.


Il padre di Neil esige il sacrificio di Keating per “superare” il suicidio del figlio, riversando su

di lui tutte le colpe della sua incapacità di essere padre e soprattutto di amare, chiuso com’è

in una rigida educazione di stampo militare.

Gli anziani di Welton usano l’arma del ricatto per licenziare Keating, servendosi dei suoi allievi. Meglio allontanare un insegnante che infrange il rigido codice di Welton, che non fa

didattica tradizionale, che non è privo di emozioni davanti ai suoi alunni per evitare lo

scandalo.

E allora Todd, il giorno in cui Keating entrerà in classe a recuperare le sue cose, salirà sul

suo banco e pronuncerà i versi di una poesia di Walt Withman, dedicata ad Abraham Lincoln, che costituiscono anche il titolo: “O capitano! Mio capitano”, a suggellare una stima

e una riconoscenza eterne.


L’Attimo fuggente ha fatto sognare generazioni di studenti ed insegnanti: il suo messaggio

non sarà mai scalfito dal tempo e rimarrà per l’eternità, come eterno è il Carpe diem di Orazio.


Simone Morini

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