“La pazza gioia”, film del 2016 scritto e diretto dal regista Paolo Virzì, racconta le vite, l’incontro e le vicissitudini di Beatrice e Donatella, interpretate rispettivamente da Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti. Le due donne, dopo l’ingresso di Donatella nella casa di cura in cui Beatrice è già ricoverata, stringono un'inaspettata amicizia. La partecipazione, poi, ad un programma rieducativo di lavoro in un vivaio della zona e il ritardo dell’autobus che dovrebbe riportarle in sede, creano l’occasione per la loro fuga.
Ed ora, senza anticipare altro della trama, i cinque motivi per cui vi consiglio la visione di questo film:
● Il racconto dei non amati. Nonostante le differenze ontologiche tra le due protagoniste, il
marchio che accomuna le loro storie è proprio quello del “non amore”. Se l’una, infatti, non
ha ricevuto l’amore familiare che desiderava, l’altra è stata rifiutata dall’amore romantico
per cui è pronta a giocarsi tutto. L’aspetto più interessante è, forse, proprio il fatto che
nonostante un punto di partenza simile, le due vite hanno poi seguito evoluzioni
totalmente differenti a causa di tendenze psicologiche opposte.
● L’uso dell’ironia. Il film, nonostante tratti argomenti delicati, come quello dell’instabilità
mentale e della perdita, riesce spesso a rappresentare delle situazioni quasi grottesche, che
generano ilarità e spezzano il clima. L’ironia e l’autoironia, d’altronde, nel film come nella
vita, sono strumento utilissimo per sdrammatizzare e metabolizzare ciò che accade.
● L’ambientazione. Il film si svolge in parte a Villa Biondi, casa di cura in cui le due sono
ricoverate. Nonostante il film non abbia intenti documentaristici o di denuncia sulla
situazione di queste strutture, ci avvicina in qualche modo alle dinamiche interne, alla
routine e all’importanza dei progetti rieducativi all’interno di queste.
● La partecipazione di soggetti ricoverati in case di cura. In relazione anche al punto
precedente, il regista ha voluto che alcune donne del Centro di Salute Mentale di
Montecatini partecipassero al film, tramite il progetto teatrale “Mah! Boh!”.
● La canzone “Senza fine”. Il capolavoro di Gino Paoli ci accompagna in diversi momenti del
film e viene reinterpretato in una chiave differente da quella dell’amore romantico. Segna,
inoltre, uno dei momenti più commoventi del film.
In conclusione, consiglio questo film perché, oltre a suscitare nello spettatore una gamma di
emozioni variegate, riuscendo a farci passare dalla risata alla commozione nel giro di poche scene, ci avvicina ad alcune realtà spesso ignorate persino nel dibattito politico. E poi, soprattutto, perché ognuno di noi dovrebbe vivere seguendo un po’ la “pazza gioia”, di cui Virzì ci parla così: “E’ quell’euforia irragionevole che ti coglie quando trasgredisci limiti imposti. Quando hai un dovere istituzionale, c’è una cerimonia ufficiale e all’ultimo momento decidi che dai buca. Fuggire da un ricevimento al Quirinale sotto al naso dei Corazzieri: ecco, questo mi darebbe una pazza gioia. E un’altra cosa che adoro è buttare all’aria i film. Ne ho fatti dodici ma ne ho buttati all’aria forse altrettanti”.
Buona visione.
Viola Pugliese
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